lunedì 23 febbraio 2009

l'abbeceDario

«Io non so che cosa è la scienza, perché la vacca quando ero un ragazzo mi ha mangiato l'abbecedario». La smania librofaga d’una vacca come causa fatale di una perdita irreparabile. Così  la mette Lanzavecchia senior in Giacomo l’idealista di Emilio De Marchi (Opere, 1951, p. 319). Perché non un libro divorò il cornuto ruminante, ma il libro. L’abbecedario, ovvero il fondamento dell’istruzione, il che vale a dire il fondamento di ogni cammino di emancipazione e di riscatto nell’Italia ancora ignara dei crimini della pedagogia progressista.

Una pedagogia di figurine e filmati che aveva solidamente piantato le tende, rigorosamente di tendenza, nella casa di tutti i riformisti, quel partito trovatosi improvvisamente senza guida dopo aver perso l’isola dei nuraghi, ovvero il continente alla deriva nel Tirreno.

«Senza guida da che parte si va?». Questo avranno pensato gli oligarchi del PD di fronte all’ennesima furbata di Uolter Veltroni, che dell’arte del “Si salvi Sansone, muoiano i Filistei” è maestro indiscusso (e solo di quello).

Il darsi alla macchia di Uolter deve aver lasciato spiazzati  i “Cari Leader” di coreana tradizione, i quali per parte loro già gustavano nelle papille linguali lo spettacolo della crocifissione dello studioso del Gatto Felix (Cossiga dixt), dopo la disfatta prossima ventura alle Europee.

«Che si fa?» la variante pariolina dell’antica domanda leninista risuonava diffusa come un muggito nelle sale ampie del Nazareno, che già videro regnare Francesco il pietoso fu radicale.

«Qui qualcuno dovrebbe ricominciare dall’abbecedario» disse allora con il consueto sarcasmo quello, al contempo, più e meno “Caro Leader” degli altri.

La frecciata svelta colse la fronte assorta di un che disse: «Ah, be’, c’è Dario».

Come l’alba della Resurrezione, tale la pensata sfolgorò al Nazareno, testimone non la penitente Maddalena, ma la presidente Finocchiaro.

La sua voce densa di sole, di mare e di bionde diede l’annunzio al mondo: «Il PD non si ferma qui. Si riparte dall’abbeceDario».

E si riparte, sperando che il giovane maestro della Bassa Padana faccia onore al suo nome, voltando le spalle agli anni frolli di cinema e varietà.

Sempre che questa volta le mucche restino a digiuno.

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