domenica 27 aprile 2008

Non elemosina, sposalizio: san francesco e una didascalia sbagliata

Oggi apprendiamo che ad Assisi è vietata l'elemosina. Sarebbe stato un bel guaio per Francesco e i suoi compagni che spesso ricorrevano a questa pratica, quando non riuscivano a vivere del lavoro nei campi al fianco dei contadini, come ci dicono le più antiche testimonianze dei primi gloriosi anni del francescanesimo.
Un bell'articolo di Alessandra Retico su la Repubblica di oggi, 27 aprile 2008 (pagina 23), ci informa sui termini della questione. Ne risulta un quadro non entusiasmante, tra la banalità delle motivazioni repressive del Sindaco e delle giustificazioni del custode del Sacro Convento. Paradossalmente molto migliore la posizione ufficiale del Vaticano, che del resto è rappresentata da un gentiluomo come Mons. Renato Martino.
Intollerabile, però, è la didascalia che presenta un'immagine posta al centro della pagina, il cui tema, come è evidente, è il matrimonio di San Francesco con Madonna Povertà. Si coglie bene, infatti, il Santo nell'atto di infilare l’anello nuziale al dito di una donna bella e misera, allegoria della scelta di vita di radicalismo evangelico adottata dal Santo.
Questa allegoria viene sviluppata in lungo e in largo nelle Fonti Francescane e in particolare nel “Sacrum commercium sancti Francisci cum domina Paupertate”, un trattato che verosimilmente ispira l’affresco riprodotto a illustrazione dell'articolo. Purtroppo, a causa della mia ignoranza nelle arti figurative, non sono in grado di contestualizzare l’opera in questione, che appare grosso modo quattro/cinquecentesca.
Il problema è che chi ha curato l’articolo al desk del quotidiano romano ha del tutto inverosimilmente riportato in didascalia: “San Francesco raffigurato proprio mentre fa l’elemosina a una mendicante”.
Proprio no. Il Santo qui non fa l’elemosina, qui egli sposa la povertà, compiendo una scelta d’amore totale che risulta antipodica alle scelte amministrative dei suoi concittadini oggi al potere.
Il povero non solo accolto, ma voluto come compagno di vita.
Questa, peraltro, poteva essere una chiave di lettura ancora più interessante per porgere la notizia e far riflettere il lettore, ovvero il lavoro che mediamente un buon giornalista ogni giorno si propone di fare.
Questa osservazione, per nulla pignola, vuole essere un invito a condividere una riflessione. L’amore per la conoscenza consente sempre di cogliere qualche frammento nuovo di verità, che la fretta compulsiva della digitazione al desk spesso oscura.