domenica 12 ottobre 2008

chi di invettiva ferisce trova un lothar che lo finisce

questo ho pensato oggi quando ho aperto il centro e ho letto la puntuale risposta del club "siamo gli amici di stefania pezzopane".
Sul Centro di oggi a pagina 13 si poteva leggere quanto segue

Pezzopane: «Resto al mio posto nel Pd»
L’AQUILA. «Oggi sarò a Sulmona a presiedere regolarmente l’assemblea regionale del Partito democratico». Stefania Pezzopane replica così a Marco Presutti, dirigente del Pd che ieri aveva chiesto le dimissioni della Pezzopane dalla presidenza regionale del Pd. Secondo Presutti la Pezzopane aveva sbagliato prima a criticare la realizzazione della nuova sede del consiglio regionale e poi a disertare l’inaugurazione che si è svolta ieri a Pescara. Dunque la Pezzopane ha considerato «irricevibile» l’invito di Presutti a lasciare la presidenza del Pd e ha chiarito: «Conosco bene la differenza fra ruolo politico e ruolo istituzionale» ha detto. Ma dall’Aquila non si placa la polemica contro la sede del consiglio regionale inaugurata ieri a Pescara, doppione di palazzo dell’Emiciclo nel capoluogo di Regione. Il capogrupo del Pd in consiglio comunale Pietro Di Stefano attacca Presutti per quanto ha detto sulla Pezzopane. «E’ assurda e incredibile l’invettiva di dimissioni dalla presidenza regionale del Pd lanciate da Presutti nei confronti della presidente della Provincia Stefania Pezzopane per la sua posizione, condivisa, sul doppione della sede della presidenza del Consiglio Regionale, aperta a Pescara. Vorrei capire il motivo per il quale si è inteso ficcare il partito dentro una dialettica tra istituzioni; non mi è sembrata un’idea geniale tanto più che in sede di partito non si è mai discusso dell’opportunità o meno di tale scelta».


Ora si potrebbero replicare tante cose a partire da quello che, ipotizziamo acidamente anche nel tono di voce, ha detto la presidente Pezzopane "conosco bene la differenza...". Ma cara signora, mica le avevo contestato ignoranza, avevo contestato il suo comportamento. Conoscere, infatti, non equivale a bene operare, e non è che la si scopra oggi questa cosa.

Più intrigante e più diretta all'estensore della miscellanea è la replica di Pietro Di Stefano (...il destino beffardo dei nomi, proprio un Pietro di Stefania...), che oltre a guidare il gruppo del PD nel consiglio comunale della città che mi ha dato i natali, si erge a paladino di Madonna Stefania, novello cavaliere senza macchia e senza paura contro gli ignobili assalti ai danni dell'amata presidente.

Tanta la foga proruppe dalle labbra del cavaliero da schiacciare lo stesso senso delle parole poverelle uscite tra lo strepito della sua bocca. Dalle colonne del Centro s'affaccia così basita al mondo un'"invettiva di dimissioni", alla cui lettura tutti fanno oh, soprattutto quando si moltiplica trovandosi ad essere "lanciate", forse per sottolineare ed enfatizzare la virulenza sacrilega dell'assalto (e come ci cade a fagiuolo il verbo lanciare per alludere all'infida saetta) contro l'amata presidente.
Presidente che si trova, nelle parole del fido Pietro (immune da canti di galli), in una scomoda, benché condivisa, posizione: quella su un doppione di sedi. O fido cavaliere, e non ci sarà il rischio che stia in bilico Monna Stefania? Soccurre, Pietro, adiuta.
Da ultimo il cavaliere interroga con sdegno: perchè si è voluto ficcare dentro il partito? E che ne sappiamo noi? Ma soprattutto chi ha ficcato dentro? E che vorrà mai dire ficcare? I siciliani penseranno a un'oscenità, noi altri a una certa ineleganza della frase.
Ma via, non di raffinatezze di stile s'ha da intendere un paladino, ma di vigore e di eroicità.
E nelle frasi del nostro Pietro vi sono l'uno e l'altra, se ve le pone attonito il lettore che se le trova di fronte nel giornale della domenica. Vigore di intelligenza nel cercare i significati, eroicità nel portare avanti la lettura.

E sì caro fratello. Questo succede, quando si invettiva Monna, un Lothar implacabile ti finisce.

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