Sabato, passeggiando per piazza Salotto, ho visto una
bancarella di libri. Mi sono fermato incuriosito, perché ho visto che non era la
solita rivendita di pubblicazioni improbabili e cartonate di libri a poco
prezzo, ma un vero e proprio scaffale letterario: libri di linguistica, di
dialettologia, di critica della letteratura. Un insieme organico, una
biblioteca di studio, molti i titoli recenti.
Ho pensato, è morto un collega, i dannati eredi ne hanno
venduto la biblioteca a un rigattiere per un pugno di euro. Avranno vuotato il
suo appartamento, bisticciando per i mobili migliori, per qualche quadro, forse
per qualche argento. I libri svenduti al quintale.
Sono rimasto avvilito. Quei volumi, testimoni di una frequentazione
quotidiana di una mente interrogante, sono esposti nudi agli sguardi dei
passanti.
Non erano più libri per me, ma una memoria profanata.
Terribile empietà di sopravvissuti incolti.
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